Data di presentazione: 23 aprile 2024

Data di trattazione: 23 aprile 2024

Esito votazione: DOCUMENTO NON DISCUSSO IN QUANTO NON RITENUTO URGENTE


Premessa

Nella serata di sabato 20, a cinque giorni dal 25 aprile, il noto scrittore Antonio Scurati sarebbe dovuto intervenire sulla rete televisiva pubblica – nello specifico su Rai Tre – con un monologo sull’omicidio Matteotti e sulla Liberazione. L’intervento, però, non ha avuto luogo perché è stato censurato. A denunciare la triste e grave vicenda é stata la conduttrice della trasmissione Serena Bortone, la quale ha detto di avere saputo all’ultimo minuto dell’annullamento dell’ospitata e di «non avere ricevuto motivazioni plausibili» dalla Radiotelevisione Italiana che spiegassero questa ragione. Successivamente, un post pubblicato sui social dalla Presidente del Consiglio dei Ministri On. Giorgia Meloni, che riprendeva la versione della dirigenza della Rai, imputava la cancellazione dell’intervento ad una richiesta economica eccessiva dello scrittore. Scurati e Bortone hanno però negato tale ricostruzione, spiegando che l’accordo era già stato trovato e il contratto concluso, prima che la dirigenza della Rai lo cancellasse senza fornire giustificazioni.
Secondo gli organi di stampa, «nel frattempo gli Approfondimenti avevano visionato il monologo, corredato di passaggi non teneri nei confronti dell’attuale governo», decidendo per questo di annullarlo. La comunicazione interna inviata venerdì sera, che parla esplicitamente di “motivi editoriali”, pare confermare questa versione. Domenica sera il Sindacato dei Giornalisti Rai é uscito con una durissima posizione.

Visti:

  • l’art. 21 della Costituzione, affermante che «tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure»;
  • l’art. 29 del Regolamento interno del Consiglio comunale, che al comma 1 recita: «Per argomenti che abbiano per scopo quello di provocare una manifestazione dei sentimenti del Consiglio di fronte ad un fatto avveratosi, temuto o sperato, che sia urgente e di eccezionale rilevanza, non è necessaria la preventiva inserzione all’ordine del giorno dei lavori».

Considerato che:

  • si é di fronte ad una decisione inaccettabile, specialmente a cinque giorni dalla Festa della Liberazione e ancor di più considerata l’assenza di motivazioni;
  • la Festa della Liberazione è simbolo di resistenza e di libertà, da cui scaturisce la costituzione dell’ordinamento repubblicano e della sua Carta fondamentale, che all’art. 21 afferma il principio della libertà di manifestazione del pensiero;
  • l’Italia è antifascista ed essere antifascisti non significa essere di sinistra, ma vedere il nazifascismo per quello che è stato: una dittatura;
  • si tratta di un ennesimo atto intimidatorio del governo volto a limitare la libertà di informazione da parte dei giornalisti televisivi e della carta stampata;
  • la libertà di tutte le cittadine e tutti i cittadini di esprimere pubblicamente il proprio pensiero è un pilastro essenziale della vita democratica del Paese;
  • è necessaria una forte presa di posizione delle Istituzioni della Repubblica, centrali e territoriali, compreso il Comune di Merano, a difesa dei principi costituzionali realizzanti la vita in una società libera in cui i diritti sono garantiti.

Preso atto

dell’appello che il Sindaco di Bergamo Giorgio Gori ha rivolto pubblicamente ai colleghi amministratori locali, ossia: «Il 25aprile, dai palchi delle nostre città, leggiamo tutti il discorso che Antonio Scurati ha dedicato a questa ricorrenza. La Rai ha deciso di censurarlo? I cittadini lo ascolteranno nelle nostre piazze».

Tutto ciò premesso, visto, considerato e preso atto,

il Consiglio del Comune di Merano
dichiara che la Città di Merano è antifascista e garante dei diritti e delle libertà
e invita il Sindaco quale Primo Cittadino rappresentante la Città di Merano

  • a far pervenire ad Antonio Scurati la solidarietà della Comunità cittadina tutta;
  • a dare seguito all’appello del Sindaco di Bergamo Giorgio Gori, accolto da molte e molti altri amministratrici e amministratori locali italiani, attraverso la lettura del monologo di Antonio Scurati in occasione di una delle due pubbliche celebrazioni previste per l’anniversario della Liberazione, ergo il 25 aprile presso il Cimitero civico o il 30 aprile presso piazza Teatro.

Il Consigliere e la Consigliera del Partito Democratico

Daniele Di Lucrezia
Daniela Rossi Saretto

Si allega al presente documento il testo del monologo di Antonio Scurati.


Allegato – Testo del monologo di Antonio Scurati per il 25 aprile

«Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924.
Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro.
Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.
In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944.
Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati.
Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista.
Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia?
Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via.
Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola “antifascismo” in occasione del 25 aprile 2023).
Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra.
Finché quella parola, Antifascismo, non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana.»”